San Pietro martire a Firenze

San Pietro martire a Firenze

Nato a Verona da famiglia catara diventò frate domenicano e venne chiamato a Firenze, dove arrivò alla fine del 1244, proprio per combattere l’eresia catara per combattere quindi soprattutto il concetto, eretico per la chiesa di Roma, della non corporeità del Cristo. Iniziò a predicare nella chiesa di S. Maria Novella, e proprio vicino alla chiesa è presente la croce del Trebbio che ricorda il luogo dove i domenicani ebbero uno scontro sanguinoso con i catari. Un’altra colonna ricorda la figura di S. Pietro Martire: la colonna di S. Felicita di fronte alla chiesa di Santa Felicita, eretta anch’essa, con grande probabilità dato che in origine sorreggeva la statua di San Pietro Martire, per celebrare le “vittorie” contro l’eresia catara. Secondo la tradizione il santo fu il fondatore dell’Arciconfraternita della Misericordia, un’istituzione ancor oggi operante a Firenze nell’assistenza ai malati. La sua azione di predicatore venne svolta in molte città del nord Italia e dell’Emilia Romagna. Fu talmente un predicatore infervorato che ci narra il domenicano di Chioggia, Pietro Calò, che scrisse all’inizio del XIV sec., che Pietro “aveva così tanto credito che, quando si sapeva del suo arrivo, una enorme moltitudine gli andava incontro con entusiasmo e prontezza; e anche le signore nobili e molto onorate, per l’eccessiva fretta, gli andavano incontro anche senza mantello, senza il quale in altre occasioni, secondo le usanze cittadine, non si sarebbero mai fatte vedere in pubblico”. Sulla facciata dell’antico orfanotrofio del Bigallo troviamo un affresco che lo vede in predicazione, ma vi è una curiosità: sopra le teste degli astanti vi è un cavallo nero raffigurato! E’ il demonio che sta galoppando verso Pietro Martire per impaurirlo durante la sua predicazione. Vi è un detto a Firenze a questo proposito ma… venite a sentirlo da noi. Pietro Martire venne assassinato nel 1252 con un falcetto da alcuni sicari nella foresta di Seveso, per questo è sempre raffigurato con il cranio tagliato e nel momento della morte lui scrisse in latino, con il sangue che gli colava dal capo, “credo in unum Deum”. Molto interessante è all’interno della chiesa di Santa Maria Novella il cappellone degli spagnoli, antica sala capitolare dell’ordine, dove si ricorda la figura di San Pietro martire sia sopra la porta di ingresso, dove si vedono due formelle ai lati dello stemma Guidalozzi, che mostrano una il momento del martirio, mentre sta scrivendo la frase di cui sopra, e l’altra l’anima del santo che viene accolta da Dio Padre e da San Pietro in Paradiso. Sempre sulla stessa parete, più in alto si vede la conversione di Pietro Martire a sinistra e la predicazione di S. Pietro Martire a destra. Subito sotto vi sono alcuni suoi miracoli: un’apparizione ad un moribondo che viene miracolosamente guarito; la guarigione di una donna assieme ai fedeli alla sua tomba; lui venne sepolto a Milano, nella chiesa di Sant’ Eustorgio e la leggenda vuole che una donna paralitica che si prostrò sulla sua tomba venisse miracolata. Le pareti sinistra e destra sono dedicate alla chiesa terrena e quella celeste, la chiesa militante e trionfante e vedono l’ordine domenicano in primo piano con le figure dei 3 maggiori santi dell’ordine: San Domenico, San Pietro Martire e S. Tommaso d’Aquino.

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